La cifra artistica è morta, e anche il resto non si sente tanto bene.

Tullio Solenghi, “Dio è morto e neanche io mi sento tanto bene“, Brindisi, 05.02.2023. Nel povero passaggio espressivo che stiamo vivendo nell’ultimo quinquennio, la curiosità dello spettacolo di Solenghi, che ha riportato testi e musiche dei lavori di Woody Allen, mi aveva portato ad acquistare 2 biglietti per la data nella mia città. Premesso il profondo imbarazzo per il freddo della struttura del Nuovo Teatro Verdi, che segue ciò che accadde con  Baglioni in concerto pochi mesi fa, l’ex componente del Trio ha tenuto il suo spettacolo con un giubbotto (!) esordendo con “Buonasera Bolzano, io ho una certa età mi devo tutelare“.

7.02 2022

L’amaro sorriso generato veniva però immediatamente distratto dalla qualità e bellezza dei sei elementi del Nidi Ensemble, diretto dal pianista Alessandro Nidi (chapeau) che hanno magistralmente portato in scena Gershwin, Dorsey o Brubeck. Mancava però qualcosa. Riflettendoci dopo, mi mancava qualcosa: quella cifra artistica che avrebbe dovuto compiersi con l’interpretazione del protagonista. I testi di Allen sono fenomenali, interpretarli però non gode di effetto transitivo automatico…

Dall’effetto “giubbotto”, e sollevato dalla qualità della musica, sempre più difficile da trovare, ben presto la linearità essenziale delle letture di Solenghi si rivelavano per me basiche, sin troppo per un attore della sua esperienza. Dare atto comunque di aver costruito una forma interessante, e non semplice, dall’infinito patrimonio Woody, è doveroso. Avrà però mangiato alcune parole, in alcuni casi persino scusandosene; per me ha interpretato “a livello” a tratti, si potrebbe osare a dire occasionalmente. Leggio. Leggio. Leggio. Chiaramente dal 74 enne attore genovese, non mi sarei aspettato il fuoco ed il rigore interpretoriale dei suoi anni ’80 e ’90, e considerando l’età media dei presenti, forse la stima e l’affetto avrà prevalso di base su ogni giudizio/accenno negativo; il mio pensiero va infatti a chi non c’era: under 25 ma persino 35. A fatica ho visto miei coetanei. Il livello interpretativo offerto, interagire col pubblico se non a spettacolo finito per raccontare e regalare episodi divertenti, piacevoli, ma che nulla c’entrano con quanto portato sul palco. Under! questa (per me e spero non solo per me) non è la cifra compiuta dell’espressione artistica. Under, a teatro non deve far freddo. Under, l’attore non può salire con un giubbotto e chissà magari condizionare per questo la sua performance. L’attore è sacro, così come i suoi testi. Se perdiamo di vista la circolarità di alcuni aspetti valoriali, basilari e strutturali come questi, il quinquennio di cui sopra rischia di durare a lungo. Resta la musica, pura gioia, onore a lei, almeno questa sera, il resto purtroppo…non si sente molto bene.

05.02.2023 Tullio Solenghi e Nidi Ensemble