Non iniziare presto perché il pubblico farà tardi o non arrivare presto perché sarà il concerto ad iniziar tardi. Non ricordo chi ha post il problema su facebook, ma per la scienza questo dilemma non sarà mai risolto. Quello che potremmo provare a risolvere invece, presto prima che sia tardi, è la nostra attenzione collettiva, sempre più scadente, proprio durante i concerti. La musica sembra diventare sempre più una scusa, una periodica visita di cortesia obbligata alla zia acciaccata del paese, che lasciamo parlare mentre guardiamo il nostro display. Nel tempo, ho sempre riscontrato dettagli migliorabili per un concerto, per esserne meglio confortato, probabilmente a causa di una indole indie snobistica, puntigliosa, che circola in giro. Certo è che l’umiliazione che sta subendo in questo ultimo biennio la musica live, a volte, induce a gettare quella spugna sul ring. Se assistiamo ad un concerto di musica classica tratteniamo persino il respiro, educati in silenzio; nei locali o rassegne siamo invece ultras indisciplinati che si ritrovano al foro italico degli internazionali di tennis di Roma. Poca la gente che ascolta, molta quella che chiacchiera, c’è chi da le spalle e chi non si accorge della fine o dell’inizio del concerto. Giustificare tutto ciò è impresa ardua, una spiegazione artisticapsicosocioscientifica non la leggerebbe nessuno. Mancano due minuti alla fine di questa pagina, ma basta pensare a quanto la nostra attenzione quotidiana sia castrata da mille impulsi che riducono la nostra soglia di attenzione. Non leggiamo, ascoltiamo, vediamo, non ci interessiamo. Lo facciamo solo a piccolissime dosi. Sarebbe interessante vedere un concerto in pillole. Sarebbe interessante rendere ridicoli, in maniera evidente, i nostri gesti quotidiani che feriscono e abbattono inesorabilmente la nostra attenzione. Si potrebbe pensare di annunciare un live su facebook e sulla stampa, mettere sul palco (in rigoroso ritardo) una poltroncina e delle semplice cuffie che trasmettono il disco. Non dare spiegazioni, allo stesso modo di un pubblico che non ne offre agli artisti. Prenderci in giro, spogliare le situazioni per andare oltre le apparenze. Potremmo anche pensare di ostinarci a proporre dei short live di 10 minuti con le sole intro proposte dei brani, o ancora far interrompere l’esecuzione quando si percepisce troppa distrazione al di là del microfono; aver pronto sul palco un display da guardare, dar le spalle alla disattenzione. Cambiamo la destinazione dei significati, mutiamo luoghi, mettendoli a nudo, trasformandone la fruizione. Dove diavolo è finita la condivisione emotiva. La vera consolazione di questa infinita possibilità di impulsi e proposte è che esistono eccome artisti, album e concerti interessanti, bisogna solo cercare, offrire attenzione prima che sia troppo tardi.
Mino Pica
Pubblicato su Coolclub.it
Anno XIII Numero 82
Maggio 2016
FOTO di Daniela Errico (Concerto (e che concerto!) Cyborg al Barcollo (e che posto!) di Torre Santa Susanna – BR)