Brindisi ritorna al voto e, come spesso accade, lo scrutinio della città adriatica regala spunti e tratti inediti.
Se nella storia recente la vittoria di Carluccio, il ribaltone nel ballottaggio di Rossi del 2018 (dopo il 34 a 21 di Cavalera nel primo turno), sono le prime istantanee che raccontano di una città spesso lontana da schemi o fasi nazionali, anche questo primo turno del 2023 ha regalato diversi tratti da analizzare.
Inevitabile però prima partire dal dato dell‘affluenza. Quello del 2023 è infatti il record negativo storico della città adriatica che si ferma al 57,62%.
Su 72.324 elettori, si sono infatti presentati al voto solo 41.673 cittadini. Questo l’andamento delle ultime amministrative:
2023: 57,62%
2018: 60,4%
2016: 67,9%
2012: 70,2%
2009: 75,4%
2004: 76,8%
19 punti percentuali in meno rispetto al 2004, quasi 18 rispetto al 2009. In termini numerici, in 19 anni la città si esprime con circa 15 mila elettori in meno, che gradualmente hanno deciso di preferire il non voto. Un dato numerico probabilmente anche superiore, considerando il netto calo demografico subito dalla città.
Calo che, in una campagna elettorale normale, sarebbe potuto essere un tema, di analisi sociale, sul piano urbanistico, dei bisogni e servizi reali della città, sulla nuova composizione prevalente anagrafica e non solo; tema potenziale su quello che resta comunque un silente abbassamento della popolazione residente che passa da 90.439 cittadini del 2005, ad 83.317 del 2021 (dati Istat). Per meglio focalizzare, il quartiere centro ha una popolazione residente di poco più 8000 abitanti, è come aver perduto più di un quartiere in 16 anni.
La seconda riflessione, riguarda inevitabilmente la campagna elettorale che non può esimersi dalle responsabilità di capacità di coinvolgimento della città al voto.
Le candidature:
Brindisi ha conosciuto ufficialmente la definizione dei suoi candidati soltanto l’otto aprile, con la proposta di Luperti che seguì di pochi giorni le altre tre ufficializzate poche ore prima. Poco più di un mese di campagna elettorale.
I programmi:
la percezione è che mai, come quest’anno, siano pesate le mancate prese di posizione sui grandi e piccoli temi e le progettualità proposte. Difficile cogliere differenze programmatiche, ancora di più le visioni d’insieme, le priorità, almeno sul piano della percezione collettiva. Al netto del trascinamento dei percorsi personali che hanno portato alle candidature, è apparsa infatti evidente la distanza fra scelte di campo e di idee di città; son mancate persino le polemiche o i santini per le strade…”votami.” il messaggio unico più percepito.
Il dato politico.
80 sezioni su 80, questi i dati ufficiali definitivi:
– Marchionna 44%
Forza Italia 12,07%
Fratelli d’Italia 10,14%
Marchionna sindaco 7,89%
Partito Repubblicano 7,00%
Casa dei moderati UdC 5,83%
Lega Salvini 3,19%
– Fusco 33,32%
PD 13,90%
Impegno per Brindisi 7,32%
Fusco sindaco 6,13%
Movimento 5 stelle 5,09%
Ora tocca a noi 2.93%
– Luperti 12,53%
Movimento Regione Salento 6,03%
Uguaglianza cittadina 5,15%
– Rossi 10,15%
Brindisi Bene Comune Verdi Si 7,34%.
Sommando le liste civiche in campo, queste rappresentano il 29,42% (non comprendendo tra l’altro il dato BBC, nella stessa lista di di Verdi Sinistra). Presenza inevitabile in un turno amministrativo ma obiettivamente pesante in termine numerico assoluto.
L’immediata correlazione sul dato negativo ottenuto dalla maggioranza del sistema partitico tradizionale è inevitabile.
Prendendo in considerazione uno degli ultimi sondaggi nazionali (Quorum Youtrend per Sky, 8.05.2023), il segno meno non risparmia quasi nessuno.
Si parte dal dato più clamoroso: quello dei 5 stelle che, nonostante esprimesse il candidato sindaco (nonchè spinto dalla doppia visita in città del leader Conte), raccoglie poco più del 5% (17,56% nelle amministrative 2018). Il dato sondaggio nazionale maggio 2023 dava il movimento a 16,9%, mentre a settembre 2022, alle politiche, i 5 stelle raccolsero a Brindisi ben il 35,7%. 30 punti percentuali in meno in soli 8 mesi.
Passando al partito leader, ovvero Fratelli d’Italia, dato al 28,6% nei sondaggi nazionali, questi raccoglie il 10,14% a Brindisi (6,29% amministrative 2018). Pur non esprimendo il proprio candidato proposto al tavolo cdx il dato negativo si riscontra anche rispetto a quanto raccolto a settembre (17,5%).
A destra, Lega conferma il trend locale negativo assestandosi al 3,2% (dopo il 5,4 di settembre e il 5,03% amministrative 2018) mentre è sicuramente di Forza Italia il dato maggiormente positivo. Il partito dell’onorevole D’Attis, capace di portare a Brindisi una significativa presenza governativa per spingere il proprio candidato, raccoglie in città il 12,07% (7, 04% amministrative 2018, 4% amministrative 2016). Forza Italia a Brindisi rispetto al nazionale è sopra di 6 punti percentuali, seppur abbassa di poco il 14% raccolto invece a settembre.
Inedito assoluto su base nazionale, come già registrato nelle precedenti tornate, il 7% raccolto dal partito Repubblicano (8,55% nelle amministrative 2018).
PD: Con il 13,90% è il primo partito a Brindisi, salendo anche dal 9.64% del 2018, guadagnando così poco oltre 1000 voti. In linea con il 13,70% delle politiche 2022. Distante tuttavia dal nazionale di riferimento (20,09%). Tuttavia se Rossi raccoglie il 10% con una sola lista, e il nuovo alleato M5S il 5%, inevitabile una riflessione sulla scelta effettuata.
Sono invece ben 1616 i voti con la sola indicazione al candidato sindaco, ed è anche significativo il voto disgiunto in favore del sindaco uscente: Rossi dalla sua lista raccoglie 2873 voti ma raggiunge quota 4138 grazie alla sola preferenza sindaco ed al voto disgiunto che equivale complessivamente al più 3%. 1265 voti in più, su cui peserebbero anche i voti in meno raccolti rispetto alle proprie liste di Marchionna (117) e da Fusco (267).
Al pari di Rossi significativo anche il risultato di Luperti al 12,53% sostenuto da Movimento Regione Salento e da una civica che supera il 5%.
Per la quarta volta nelle ultime cinque amministrative, Brindisi è chiamata al ballottaggio. Nelle ultime 3 occasioni, per 2 volte il candidato giunto secondo al primo turno ha invertito la posizione.
Nel 2018 al primo turno l’affluenza fu del 60,73% mentre al ballottaggio del 40,67%. A Rossi bastarono 16 mila voti per primeggiare. Marchionna in questo primo turno ne ha raccolti 17.934. Tuttavia nel 2018 Cavalera (cdx) perse ben 6 mila voti nel secondo turno.