Ho l’impressione sempre più pressante di assistere alla nascita di nuove definizioni ed alla contemporanea scomparsa dei relativi significati. Le piazze – direbbe Vasco Brondi – sono vuote ed i social media manager occupano invece gli spazi dei nostri curriculum. Siamo passati dallo square and share (definizione ora priva di significato) agli inviti riservati per occuparci dei nostri spazi (significato privo di definizione). Non molto tempo fa non mancava certo chi organizzava concerti, mostre e rassegne senza lira alcuna, e lo poteva fare anche senza creare un evento su facebook, perdersi nei tag o nello sponsorizzare un post. Oggi mi sento circondato da innovatori sociali, di solito over 30/40 che, bando alle ciance, cercano affannosamente fondi per non raggiungerlo. Co working rivolti ad esperti disoccupati, share, food, sharing, lab, share, e book, share, like. Nel 2015 pensiamo, ad esempio, sia ancora una novità l’house concert, senza sapere che arrivò in Italia già nel 2007, sulla scia di un cultural trend concepito ancora prima negli Stati Uniti a cui seguì la nascita a Londra, nel 2009, anche dell’home secret. Nel mio terridorio (Brindisi) – ma non ne sono ancora certo – soltanto in quest’ultimo anno si è forse capita la sua vera essenza. Certo, non è mancato chi, nella mia città, ha annunciato la data invitando, come uno spam impazzito, mezza popolazione; a questo non poteva neanche mancare l’indicazione del posto geniale: non un salotto, non una casa privata, non un garage, non un capannone ma un locale noto, aperto al pubblico, dove in realtà si suona abitualmente. Questo è successo solo qualche mese fa, con il Gigi La Trottola che è in me caduto più volte sul fondo del pavimento. Fortunatamente mi è capitato anche di assistere a fantastici house concert, in campagna sopratutto, in provincia in particolare, alla luce naturale, per esser chiari, con il numero giusto di invitati, per riuscire a parlarci. Non citerò gli autori, mi tengo il segreto, come un Poeta maLeDetto prIma di varcare il Confine. In realtà questa tendenza a svuotare le piazze e a popolare i salotti non mi dispiace affatto. Anzi. La verità è che non ho mai amato le definizioni, figuriamoci quelle prive di significato. Vorrei essere invitato dalle novità, dallo spirito digitalter/nativo, da chi sia sul pezzo, da chi sia in grado di anticipi i tempi, e non da chi non ci arriva a stento otto anni dopo. Dove sono i nuovi Andrea Verardi, Osvaldo Piliego, i nuovi Cioppino, i nuovi Franz Lenti, i nuovi Daniele Rini e Marco Profilo, dove diamine sono! Sorrido a scriverlo. Forse sono in piazza ma ormai non la frequento più. Temo che siano in stazione ma preferisco immaginarli nei loro soggiorni a creare momenti a cui un giorno saremo invitati.
Mino Pica
Pubblicato su Coolclub.it
Anno XII Numero 79
Dicembre 2015