LECCE, FELTRINELLI – 10/02/2017
Presentazione ‘Quando arriva domenica’ di Mino Pica (Musicaos editore).
con Antonio Errico e Luciano Pagano.
Questo che segue è l’intervento iniziale di Antonio Errico in merito a ‘Quando arriva domenica”:
DIMENSIONE DI GENERE
“Vorrei partire da una questione che mi ha molto interessato e coinvolto, ovvero l’aspetto strutturale di Mino Pica che ha superato la dimensione dei generi. Mi sono chiesto “chi è colui che dice?”
Questa è una produzione di scrittura che colma, per me in un modo eccellente, due estremità: una tradizione narrativa dal secondo all’ultimo novecento, ed una non trascurabile innovazione che, in questo nuovo millennio, introduce degli elementi di interrogazione. Mi sono chiesto se questo scrivere, questa significanza, fosse “post – post moderna” e se non avesse superato il post modernismo. Mi son detto di si al 90%, ed ho lasciato un 10% all’incertezza. Questa incertezza, perchè non so quanto Mino Pica ami l’antropologia, perchè credo che questo restante 10% appartenga propropo all’antropologia. Lui chiede semplicemente “chi sono / chi siamo in questo tempo, come ci poniamo nei confronti della realtà, la percezione di noi stessi…” Qui, e lui lo fa in modo eccellente, si innesca il processo dello scrivere. Uno scrivere che rappresenta significativamente e che spesso esiste fra l’essere e resistere, fra il vivere la realtà e pensare la realtà, che si traduce con una scrittura estremente condensata.
AGGETTIVI RARISSIMI
ITALO CALVINO
L’editore si sarà accorto, l’autore forse meno, che gli aggettivi in questo libro sono raririssimi. Quando questo accade significa che colui che dice sa perfettamente cosa dire ma sopratutto come dirlo. Non ha bisogno di aggiungere nulla, c’è questa ricerca della parola come significato. Mi ha fatto venire in mente una grande lezione: Italo Calvino scrisse, nel 1988, “Lezioni americane”; mi fermerei sulla categoria dell’esatezza (selezioni per la letteratura del terzo millennio) perchè in questo senso Mino raccoglie questa grandiosa lezione e ne fa applicazione narrativa.
IDEOLOGIA DELLA SCRITTURA
Non è il primo libro di Mino e mi pare che ci sia una coerenza molto forte. Le coerenze molto forti ci sono quando, prima della scrittura, una ideologia della scrittura, una consapevolezza critica, una capacità di governare se stesso ed il proprio metodo di interrogarsi.
E’ un libro dalle piccole dimensioni ed anche quest’aspetto mi ha fatto riflettere. Mi è venuto in mente Jean Francois Lyotard, il primo teorico del post moderno e diceva una cosa semplicissima: “le grandi narrazioni sono finite”. La dimensione dinamica del narrare ti richiede la condensazione e l’essenzialità. Mino ha lavorato su queste due categorie, dandoci questi quadri che invito a leggere. Alla fine ci metterete due ore a leggerlo ma vi resterà dentro per una ventina di anni”.
*a breve sul canale you tube il video di questo intervento di Antonio Errico su Quando arriva domenica